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ASSESSORACCI E ASSESSORINI

La Giuntarella Oliverio, vista di profilo, appare variegata.Se, al contrario, si considerano il primo piano, lo schermo pieno e la zoomata,  le cose cambiano radicalmente.Nell’esecutivo formato tessera siedono assessoracci e assessorini (Pasolini perdoni la sacrilega manipolazione del suo nobile Uccellacci uccellini). Nella specie, la metafora ornitologica, lungi dall’alludere a maschie protuberanze intellettuali, più o meno pronunciate, indica il tratto singolare della compagnia di giro, orfana persino della quota rosa-chocfarmaceutico-ministeriale, espunta anzitempo dall’Olimpo Renziano. Il gran rifiuto della Lanzetta , per asserita incompatibilità con Nino , ex rifondarolo reggino, non sospinge i calabri sull’orlo del baratro depressivo. Infatti, la medesima vanta scarse affinità con Rosa Luxemburg. Del resto, era stata destinata all’impari opportunismo più che alle pari opportunità. Sicché saremo risparmiati alle solite giaculatorie circa i diritti delle tartarughe della Dalmazia e le farfalline d’Istria. In partita, i tre maschietti. Ciconte che CICONT(ava) sin dai primordi,da ottimo medico si occuperà di curare e guarire insanabili bilanci.Le consultazioni con la meno laica Natuzza sono in corso da tempo ma Enzo non lo dice. Appare felice e RIMBORSATO, dopo il fallaccio che gli ha rifilato, sul campo di gioco, il concittadino SCALZO E SCALZANTE, il cui destino è comunque RINVIATO. La delega al lavoro,ottenuta da Carletto Guccione, è quantomai congrua. Adeguatissima. Più CONCORSONI per tutti ed il gioco è fatto. La disoccupazione crollerà come d’incanto. Ninetto De Gaetano avrebbe dovuto INFRASTRUTTURARE, prima che lo destrutturasse,nel frattempo,la perfida stampa giustizialista che ha già scassato i maroni con notizie che riguardano sue presunte, presuntissime , non provate relazioni pericolose, in riva allo Stretto. Trattasi di tegola, pardon, di TEGANO in testa mica da ridere. Del resto, non puoi fermare con le mani il vento del voto d’opinione ad ARCHI, o dove cavolo sia. Su tutti , lo stratosferico Mario,tosto e fiero, che a Renzi non può dire di no,ai dalemiani nemmeno,figurati ai cuperliani o ai minoritarissimi civatiani. Curiosa idea dell’autonomia, conferita al Presidente attraverso mandato diretto del popolo. A ciascuno il suo,tranne che alle Procure della Repubblica “impiccione e rompiballe “, che osano invasioni di campo sgradite,a meno che non si tratti di pregressa UMANITA’ SCOPELLITICA. di Antonella Grippo (Il Garantista 29/01/2015)

di perfidia20

SIAMO UOMINI, CAPORALI, RAGIONIERI O GIORNALISTI?

Perfidia, alla stregua di un fiume carsico, scompare e riappare. Talvolta, sembra non esistere, al pari di un’allucinazione condivisa. E’ una trasmissione televisiva o il fiotto visionario di una platea che la intravede proprio nel momento in cui non scorre sui teleschermi? Quanti vorrebbero intonarle il requiem, ne propiziano, inopinatamente, la visione. La Madonna si disvela a pastorelli e generiche genìe contadine innocenti. Perfidia, persino ai ragionieri. Spettacolare riscatto dell’agonizzante ceto medio, imbrigliato, alle nove di sera, in contenziosi coniugali perché non si muoia al cappio di bollette e cambiali time-out. Questa volta, però, è diverso. Il contabile che si è imbattuto  in modo più ravvicinato nelle sembianze dell’infernale creatura ha eseguito ,da perfetto manovale, l’atto di definitiva soppressione in nome e per conto di diffuse, lese mediocrità. Liturgica vendetta consumata, finalmente, da formidabili e zelanti Fracchia, ossessionati dal fantasma della spending review che, al contrario, andrebbe rigorosamente esercitata, quale choc dimagrante, su certo cretinismo, amplificato da impietose telecamere. E così, culi persi lungo i fondali di un divano, in tinelli comprati a rate, con il maxischermo incorporato, dovranno rinunciare alla possibilità di guadagnare quota e superficie. Non v’è possibilità di emersione dal pozzo della rancida noia local, declinata al cospetto di microfoni moltiplicanti ruvide ed insistite consonanti. Non si guarirà dalla scoliosi del pensiero. La casta politica carogna che, grazie alla complicità dell’elettrone ipnotico irradiante le fiamme dell’inferno, veniva destinata alle funzioni escretorie dal pubblico mandante, al grido di Vai a Cagare, confida, ora, nella somministrazione serale di cloroformio asintattico. In assetto di perenne violazione dei diritti” costituzionali “della grammatica e del costrutto linguistico. Eppure, non occorre una dotazione neuronica supplementare per intendere la kamikazica, devastante portata di una siffatta operazione acefala, volta ad eliminare la mia trasmissione dall’etere. Trattasi, per chi voglia rivendicarne la titolarità, di suicidio per il quale non vale la promessa Coranica di ebbrezze future, indotte dalle attenzioni di settantuno, splendide vergini nel paradiso islamico, quale premio ultraterreno. Cecchini e sicari ,al soldino guinzagliato di micropoteri televisivi di provincia il cui brand resta ignoto ai più,abbandonino residuali sogni di gloria. Le pive nel sacco ed il pubblico ludibrio, in guisa di ricompensa massima, incasseranno gli stupratori di poesia e talento, arruolati a salario ridotto per una guerra persa in partenza. Nulla di più. Esito scontatissimo per chi disponga di un cranio non derubricato a mera unità di misura della distanza tra le orecchie. In ogni caso, la mannaia ragioneristica che ha, apparentemente, decapitato Perfidia, a causa dei costi di produzione, è soltanto un pretesto. La verità è che la parola eretica di Perfidia non sta sui maroni solo alla scalcinata e malconcia Palazzina dei politicanti, cosa, del resto, abbastanza ovvia, stante la sua cifra anarchica. Perfidia è ingombrante per editori senza sprint,perlopiù digiuni dei rudimenti della comunicazione mediatica. Perfidia è invisa a similfighettini paesonotti , in crisi di astinenza da riflettori e scena aperta. La popolarità che acquisisci con un minuto di televisione ben confezionata te la sogni in anni di lavori forzati spesi per la scrittura stampata. Puoi aver fatto le migliori cose a vantaggio di questo o quel giornale. La tv è tutta n’ata storia, per dirla con Pino Daniele. Non si può far pagare il conto di tribali frustrazioni ad un format televisivo di successo, in grado di indurre riflessione anche attraverso il cazzeggio sacrilego. Quanti, sprovvisti di ironia, si autoaccreditano in virtù dei loro volti tristi ed inutilmente atteggiati a patetica solennità, sappiano che una risata li tumulerà. Oltre alla malinconia delle sembianze, come pretesa credenziale di serietà professionale, ci vuole la trama filosofica. La tv è spettacolo pirotecnico dell’intelligenza, talvolta. Ha i suoi codici, la sua grammatica. Un micidiale potenziale seduttivo. La tv è tripudio dei ritmi incalzanti e rock che esilia da sè la lenta agonia del solito mummiaio. E’ eutanasia della balbuzie. Perfidia è brand più forte di qualunque brand la ospiti. Ne è testimonianza la domanda ricorrente dei telespettatori che incrocio per strada: “Signora Grippo, la seguiamo tutte le sere ma per quale televisione lavora?”. La verità non è mai complessa.

Antonella Grippo

da il Garantista del 13/05/2015

di perfidia20
Citazione

Pirrone, filosofo scettico, essendo stato applaudito in piazza, sussurò: ”Devo aver detto qualche cazzata”. Il dubbio in questione sembra non sfiorare molti tra i nostri politucoli. Le parole, infatti, vengono brandite, dagli indigeni  incaciottati e fritti, alla stregua di armi letali. Stile Apocalypse now. Trattasi, infatti,  di B52 capaci di sventrare e polverizzare più di tremila anni di storia del pensiero occidentale. La pioggia deflagrante di aberranti luoghi comuni non risparmia alcuno. Tra le perle che promanano, sovente, dalle impurpuree labbra del Palazzetto occorre annoverare l’ossimoro per antonomasia, meglio conosciuto come “rivoluzione normale”, al cui confronto persino il Ghiaccio Bollente svilisce. Si potrebbe obiettare che il “principio di non contraddizione”, architrave della logica aristotelica è, da tempo, materia di appassionante contesa presso i nostalgici di Eraclito,  il  quale, ad ogni buon conto,  risulta essere sconosciuto sia ai capi del Pd  che all’intero Cucuzzaro. Per i primi, in verità, la rivoluzione  d’ottobre, con annesso assalto al Palazzo d’inverno, è l’incidente in cui sarebbe incorsa una vendemmia impaziente, gravida di pessimo vino. Lenin?Un farmaco capace di azione lenitiva, come si evince agevolmente da radice linguistica. E pensare che lo stesso Mao-tse-Tung l’aveva detto chiaro e tondo: La Rivoluzione non è un pranzo di gala. Ma tant’è. Altra esternazione sublime, in uso presso gli sparlanti, è la seguente:”Occorre mettere in campo un governo che risponda alle esigenze dei Calabresi”.Dio santo, e sennò di chi? Degli abitanti della Val Brembana? Di quelli della Val Seriana? O delle genti le cui vite insistono lungo Tavoliere delle Puglie? Non abbandoni residuali speranze il popolo Ciociaro che potrebbe essere della partita. Quanto alla fatidica Concertazione, suono prediletto dai Caciottari dolcestilnovisti, sarà meglio suggerire al lettore di mollare qualsivoglia ansia illusoria.Non ci si aspetti l’innesto del Tannausher di Wagner sulle  Stagioni di Vivaldi. Nè l’intreccio tra la Carmen di Bizet e L’Eroica di Beethoven. Trattasi ,invece, di subparodia da Quartetto Cetra del Rinaldo in campo,condensata nel “Siamo solo in tre/due briganti ed un somaro/solo in tre .” I più creativi, tra i sicari delle parole, amano il pleonasmo.Uno su tutti: Democrazia Partecipata.Come dire, scendere per la discesa.Un vero e proprio obbrobrio .Qui la morte del senso si appalesa definitivamente.La domanda avanza ineludibile:esiste, di contro, una democrazia non partecipata?In tal caso, che minchia di democrazia è?  In pole position, nella gerarchia delle cazzate, la cosiddetta Opposizione Costruttiva, propugnata,in genere, dai più decostruiti, nel senso della formazione politica. L’espressione non significa una mazza e serve a celare l’intento di non disturbare il manovratore, come da logora consuetudine consociativa. Se solo si nutrisse l’ardire di leggere Jacques Derrida che di decostruzionismo s’intendeva!   Come se non bastasse, i cultori del politichese formato tessera hanno coniato l’impensabile e, cioè : l’azione sinergica. Cos’è? L’abbraccio innaturale tra le sardelle di Corigliano e le alici di Pizzo? O l’armonia tra l’intellettualismo eretico di Gioacchino da Fiore ed il titanico vitalismo di Francesco da Paola? Cistercensi e cappuccini insieme? In sintesi :soviet e movimenti della Santità(Sanità)Calabra avvinti in un solo destino. E’ difficile a dirsi.  Inutile, allo stato, confidare in una moratoria delle parole politicanti. Cali il silenzio. Non sinergico e da opposizione distruttiva.

Antonella Grippo

Da il Garantista del 2/01/2015

Le parole(sparlate) della politica

di perfidia20

IN RICORDO DEL MIO AMICO MANGO

La baia di Sapri è un luogo dello spirito. Irriverente dei confini di spazio e tempo. Palude rarefatta di bellezza imperdonabile. “Forse perché ci bastava arrivare fin qui come onde di notte sulla spiaggia”, le stesse onde che consistono di sonorità migrate dai fondali d’anima in falsetto. Mare di ogni dove e non più mio per tua dislocante poetica. Brezza scandita come danza d’acqua da mani che accarezzano il vecchio pianoforte della casa di salsedine. Longilinea e bionda adolescenza, in luogo di musa ispiratrice, trattiene tremori ed innocenze di amori esiliati nella regione più inviolata del cuore. Nonna Ernestina scioglie lacrime di marmo dentro la tua musica e torna al suo vestito di chiffon . Al suo vezzo antico di ragazza, viaggiando lungo rughe in controcanto. “Amore che non dai più sogni, amore che non dai”. E torna l’uncinetto quieto. La baia dista qualche miglio da Lagonegro , che capovolge, d’un tratto, geografie dal corpo di scogliera. Vicenda altra, ma non di altri. Il giardino dei Mango, come perimetro d’arte e di meridiani effluvi, è latitudine di sigarette abbreviate dalla nostra ingordigia giovanile, di caffè che propiziano insonnie discusse e vissute senza tregua. Portaceneri sovraffolati di millimetri di fumo agonizzanti , non ancora spenti,  osservano il transito di parole in ingorgo, il più delle volte pronunciate in rapidissima sequenza. Si parla del mondo, del manufatto di un sogno, della potenza eversiva dell’amore e della musica. Al sud, più a sud del dorso occidentale di una stella. E noi, sospesi tra le onde che indiziano il navigare di Ulisse ed il mistero accovacciato sul fondo degli occhi di Monnalisa. E’ proprio lì che originano le canzoni . Armando fuma più di tutti e cerca soluzioni d’atmosfera, mai scontate. Scova sedimenti di memoria e scintille di sapienza a beneficio delle intuizioni musicali del fratello. Del resto, Pino sta al mondo per trasfondere flutti di torrenziale talento. Che poi è il segno di Dio. Claudia indossa quelle note ,  quali veli attenuanti la sua incredibile bellezza di ventenne. Lei che diffida del suo essere splendida, si veste di poesia, organza e specchi d’aria. Antonella canta con voce roca le magnifiche impazienze della sua generazione. Non dice di futuri giornalismi. Mamma Filomena Mango, avvolta in uno scialle che ne tutela le malinconie, a debita e discreta distanza , sorveglia i ragazzi che, intanto, espongono i loro volti al vento del disgelo delle maschere di ogni tempo. Come Nietzsche. Non si tratta di liberarsi dal dionisiaco ma di liberare il dionisiaco in tutte le possibili modulazioni espressive. La vita sorpresa e braccata dentro la trama musicale. La vita grondante dolori, spasmi, eruzioni di gioia, pianto ed allegria. Folle slancio visionario. L’arte dischiude l’adesione al senso, l’appartenenza al mondo. E poi, all’alba, si torna a Sapri. Claudia e Antonella in macchina, sulla strada le cui curve disvelano a poco a poco, con snervante parsimonia, la baia appena scampata al buio obliante, suonano pensieri d’arpa e violoncello. Al bivio, nostro padre. Al  bivio del suo letto d’ospedale. Ci chiede degli amici artisti. E’ curioso. Vuole conoscerli. Uno dei suoi ultimi viaggi lo farà proprio alla volta di Lagonegro. A sorreggere il suo passo incerto, un bastone. Di lì a poco partirà per una destinazione sconosciuta. Lo stesso territorio silente in cui è approdato Pino. Senza sole o lune autocompiaciute di luce planante.” Privilegio dei morti: quello di non più morire”.
di Antonella Grippo

da il Garantista del 16/12/2014

di perfidia20

Pinuzzo , Churchill e le Anime Belle

Non si registrano avvistamenti ,in Calabria,di redivivi Churchill o Eisenhower, capaci di avveniristici disegni politici. Il voto,da queste parti, incoraggia la coazione alla medietà. Il fesso che è in te non tema traumatici confronti con archetipici fessi messi lì, in lista, proprio per non mobilitare sane ambizioni. Le elezioni,in fondo, sono rassicuranti :si giganteggia facile al cospetto di mezzepippe e mezzepappette ,la cui definitiva missione è quella di preservarci dalla tentazione del transfert.C’è sempre qualcuno che ti supera in insipienza.E tu ti senti ,al confronto,Otto von Bismark , anche se non sai nulla di Scienza Regia o di Realpolitik. Del resto,Carmelo Bene dixit,l’imbecille ,essendo capace di estasi e di stupore, confina più agevolmente di altri con la Santità. La Santità, di suo, ti fa innocente. A noi,in linea di massima, i responsi delle urne elargiscono l’occasione Superomica, l’unica che ci sia concesso esperire nel transito civico.Dopo di che,occorre fare i conti con gli eletti che eletti non sembrerebbero,nell’accezione più rigorosa e scientifica del termine. Nel senso di prescelti.I Nostri,però, accampano spropositate pretese o vantano crediti di carriera istituzionale degni di Alcide De Gasperi o di Aldo Moro.Se poi,una volta e per caso,in edicola, si sono visti rifilare Proudhon,in fascicoli natalizi,interpretano la cosa come premonizione.  “Prima o poi scriverò Il Capitale,se non altro per rispondere a questo Pierre Joseph.”   Per non apparire ingenerosi,dobbiamo certificare che i candidati di rango hanno brillantemente superato le Colonne d’Ercole  della Scuola Radio Elettra. Gli altri,forti del diploma ,per carità, nobilissimo di Giometra e non Geometra,come da lessico standard Cosentino,danno il due di picche a Gramsci. Vuoi mettere?Le menti più svettanti,invece,gli intellettuali capilista hanno ,nel tinello di casa ,il Reader’ s Digest ,con omaggiato giradischi stereofonico .Una figata concettuale. Tutto ok .Sennonché, sempre loro,  guardano con alterigia alla possibilità che alla Presidenza di Palazzo Campanella si possa insediare Pinuzzo ,che ai suoi elettori non ha mai negato il transfert. Questi ultimi,infatti, a lui sono affini. Le anime belle,di contro, non gli perdonano il percorso. Gli altri. Statisti ed illibati. Chi è senza peccato scagli il primo cippo. Aridatecelo.. Adesso

Antonella Grippo

da il Garantista del 4/12/2014

di perfidia20

I GUARDONI DEL FARO

Che i piaceri in Calabria fossero ridotti al minimo sindacale, essendo ,la stessa, terra di misticismi masochisti, lo si sapeva da tempo. Ciò che invece appariva inedito, prima della vittoria esondante di Oliverio, è l’attitudine voyeuristica di certo giornalismo nostrano, il cui fabbisogno onirico è prossimo ai numeri relativi. Si accontentano di poco, gli eroi dell’acquiescenza. Le rarissime porzioni di estasi che consumano sporgono, al massimo, su pagine grondanti ossequio e sguardo compiaciuto a vantaggio di questo o quel grossista della parola scritta, comprata a stock perché scialbamente servizievole. Sottocosto. Simbolicamente. Altro non si concedono i Guardoni del Faro, se non la mobilità dell’oggetto desiderato, a seconda -è il caso di dirlo – del punto di Vista. Più o meno appagante ,o pagante. Se poi t’innammori indifferentemente di un vaccaro o del dorso di una stella, hai necessità che qualcuno ti trivelli la  psiche. Nei frangenti elettorali, la gleba si ripopola di servitù disposta persino alla rinuncia del giovedì libero, pur di mirare, rimirare e cantare le gesta del latifondista che tra i suoi beni annovera piccoli appezzamenti di anemiche intelligenze, coltivate a cacca secca. Non a primizia escretoria, per intenderci. In ogni caso, ciascuno si procaccia come può la dose quotidiana di goduria. Del resto, i narratori fiduciari dei banconisti di voti sono di bocca buona, nel senso che trovano gustoso persino il cibo avanzato in credenza dal 2010 Scopellitiano. All’epoca, infatti, la destinazione delle vettovaglie ad uso cortigiano fu più chiara. Ad ogni modo, i cantori di stampa riescono a far peggio dei mezzadri di riferimento, oltre che dei tenutari del bordello elettorale, stricto sensu. Peggio dei politicanti, in Calabria, solo i giornalisti, al netto di poche svettanti eccezioni. Ne è prova inconfutabile il fatto che i Nostri riescano laddove falliscono, per difetto, il cattivo gusto e la pochezza degli amati padrini. Gli assoggettati,in una sorta di beffa Edipica, rendono titanicamente visibile tutta la miseria che promana dalle  esangui biografie della disperata ed incolta committenza. Con danni dalle stime incalcolabili. Certo, non ci si aspettava l’Apologetica di Eusebio di Cesarea o di Teodoreto di Cirro. Men che meno, il verbo di Sant’Agostino d’Ippona. E, pur tuttavia, in un mondo in cui non si rinviene traccia delle superbe Eresie Pasoliniane, qualche raffinatezza ,sebbene acritica, dal canto delle penne spiumate del  podere (e non del potere), gioverebbe al gallo indisturbato. O no?
Di Antonella Grippo
da “il Garantista” del 26/11/2014
di perfidia20

FRANCO LARATTA, MARIA DE FILIPPI E PALLAPALLA

Franco Laratta è il frutto proibito di una relazione extraparlamentare tra Pierluigi Castagnetti, Harrison Ford e Kim Basinger. Partecipano all’associazione carnale, in concorso esterno, anche Brad Pitt, Ryan O’Neal e Robert Redford. I sei se la spassano così tanto da procreare uno strafigo della madonna, il quale, più che figlio della colpa, viene denominato figlio della coop hollywoodiana. Biondo, occhi azzurri, fisico da sirenetto. Dalla madre eredita l’olezzo di sagrestia. Da tutti gli altri, invece,  l’amore per il cinema. L’infanzia trascorre tra San Giovanni in Fiore e Beverly Hills. Appena compie 18 anni, lo zio, Ryan O’Neal, celeberrimo interprete della pellicola strappalacrime “Love story”, gli affida la parte di protagonista nel remake dello stesso film. Il ruolo della protagonista femminile spetta a Rosy Bindi. Franco, appresa la notizia, viene colto da paresi al basso, bassissimo ventre e chiede che nelle scene di nudo  la Bindi sia sostituita da Marilina Intrieri. Il regista, tale Magorno-Brass, detto il Tintosigarato ,  è irremovibile. “Al massimo – sentenzia – si può optare per Marisa Fagà”. Il giovane, disperato, ripara  a San Giovanni in Fiore. Bussa alla porta della parrocchia e chiede lavoro, in qualità di chierichetto. Per due lunghi anni servirà messa  accanto all’uno e trino don  Ernesto , parroco strozzapreti che ,nel corso della liturgia domenicale, distribuisce ai fedeli  l’ostia taroccata. I NAS, infatti, scopriranno che, più che del corpo di Cristo Renzi, si tratta della lombata liofilizzata di Mario Oliverio. Affinché non si dica che la Sila è tutta comunista, il Larattino chiede la tessera della Democrazia Cristiana, scambiandola per il partito di don Sturzo e di Alcide De Gasperi. Qualcuno  gli disvela la terribile verità: la Democrazia Cristiana, in realtà, è il partito di Geppy Camo e di Franco  Covello. Il Nostro subisce l’ennesimo trauma. Trasmigra alla volta di Cinecittà. Conosce Maria De Filippi che lo proclama tronista a vita, nella trasmissione “Uomini e donne”. Costantino Vitagliano e Daniele Interrante, incazzati, denunciano il fatto a “Mi manda rai tre”. Dichiarano: “Laratta non è più  bono di noi. In realtà è raccomandato da Franceschini”. Il biondo calabriforniano, espulso da Mediaset, segue il medesimo malinconico destino di Cristiano Malgioglio e di Elisabetta Gregoraci, a loro volta estromessi dalla Rai  a causa di vallettopoli. Il figlio della coop, conscio del fatto che solo una sana e consapevole libidine  salva i giovani da Agazio Loiero e dall’Azione Cattolica, viaggia in lungo e in largo per il mondo alla ricerca di inediti piaceri. A Parigi incontra Monica Bellucci. Dalla burrascosa Unione, nasce Orlandino Greco, strafigo castroliberato. Intanto, la DC si fa chiamare Margherita-Magnolia Produzioni e lancia, in tutta Italia, i provini per la fiction “Un posto al sole in Parlamento”. Franco cade nella rete e finisce a Montecitorio  con Mara Carfagna.Il destino cinico, baro e adulterato ,qualche tempo dopo, lo vedrà soccombere alle primarie Brunobossiate  per un part-time alla Camera dei Debuttanti.Nel 2014,dopo aver  inutilmente sposato i dolori del giovane Gianluca Werther,aderirà ,suo malgrado,al filoncino di pensiero Pallapallista. L’importante è finire.

Antonella Grippo

“La sparigliatrice di Sapri” da il Garantista del 13/11/2014

di perfidia20

NICO D’ASCOLA , CICERONE E IL PADRETERNO

Nico D’Ascola nasce ad Atlantide, in assoluta clandestinità. Per ovvie ragioni. Si tratta di eludere la morbosa curiosità dei paparazzi e di non  suscitare complessi di inferiorità presso la fragile psiche del Padreterno.Nonostante le imponenti misure di sicurezza,la notizia dell’evento trapela rapidamente. In verità , è il Sisde ad informarne Dio,il quale,a caldo, decide di abdicare a favore del Nostro.Poi ci ripensa e per non subire il confronto con uno meglio di lui , si suicida. Prima di compiere l’insano gesto, l’Onnipotente detta un laconico comunicato stampa al direttore del quotidiano”Il superuomo”, tale Friederich Nietschze , che recita più o meno così: “Dio è morto, si ignorano le cause del  decesso.” Contestualmente, Cicerone, Demostene e Carnelutti  comprendono che la loro funzione storica  è stata solo quella di preparare l’avvento di Nico e sprofondano negli abissi della depressione. A nulla valgono le massicce dosi di Prozac, prescritte dal dottor Tersili.Intanto, il Sommo D’Ascola s’insedia lungo le sfere celesti  e sottrae l’intelligenza alla custodia cautelare, sprigionandola nell’universo.Dopo qualche tempo,Nico ,avendo esperito il piacere perverso della noia,sceglie di darsi al cazzeggio. Scende tra i mortali. A sorpresa, sotto le mentite spoglie di penalista, approda al Palazzo di Giustizia di Reggio Calabria. I colleghi avvocati,tramortiti dal suo superbo eloquio, dichiarano “Questo non è dei nostri, ha fatto il Liceo Classico ed è intimamente colluso con la consecutio temporum. Di sicuro,non ha frequentato, come noi, la scuola RadioElettra di Mongrassano. Sia messo al bando. Il Sublime li spernacchia e trasmigra alla volta di Roma.In Senato. Grazie ai buoni uffici di Peppe che però il Nostro rinnegherà in quanto Umano, Troppo Umano.La politica,  ad ogni buon conto , non risulta essere di spettanza ultraterrena. Al contrario , si configura come robetta per cani e porci. Cosicché il Dascolato  sbotta “Che c’entro io con cotanta umanità tracagnotta e decerebrata?Torno ai miei processi” . Nel dibattimento contro Bruto, accusato dell’omicidio di Cesare,ottiene l’assoluzione con formula piena del suo assistito.Ebbro di cotanto successo,torna a Roma e predispone il miracolo per antonomasia: Lazzaro, altrimenti detto NCD,alzati e cammina! Quello che per Gesù fu un gioco da ragazzi , al prodigioso Nico potrebbe costare il rango divino.In tal caso dovrà accontentarsi di camminare sulle acque dello Stretto di Messina.In fondo quelle sulle quali camminava il Nazareno erano ruscelletti ,  al confronto.

di Antonella Grippo

pubblicato su il Garantista del 5 novembre 2014

di perfidia20

GLI SCAFISTI DEL PD

Muove alla volta di Palazzo Campanella l’esercito meticcio del centrosinistra , con tanto di caporalato intento a reclutare  variopinta manovalanza a basso costo.Trattasi di uomini e donne, fatte salve sporadiche eccezioni, in cerca di provvigione pubblica a fronte di anoressiche credenziali.C’è di più. La macchinetta o caffettiera da guerra stride di flebile cingolìo , generato da ferraglia malandata.Truppe da tempo in disarmo tornano in scena, riconvocate al suono di Dammi solo un minuto dei mitici Pooh, ossia il tempo necessario di un botulino trasformista che spiani le facce sepolcrali multiuso.Qualche illustre trombato,poi, non fa primavera e non è la rivoluzione dell’Ottobre leninista. La coalizione guidata dal Pd appare come la  metafora di un  femminone corpulento e siliconato,il cui culo è capace di ospitare un tressette a dodici.Troppa roba, laddove gli aghi aspiranti di Nick lo squartatore,titolare della clinica “ No Frankenstein-no Pd” ,avrebbero potuto finalmente compiere una liposuzione vera e dimagrante.Ma tant’è. Majakovschij, prima di togliersi la vita ,deve aver pensato alle liste per le regionali di novembre.Del resto,la rivoluzione è il soviet più la pensione. La pensione è il soviet senza rivoluzione.E Oliverio, capo di un siffatto schieramento?Gesù mutava l’acqua in vino,conosceva bene il suo pubblico televisivo.Per Mario si tratta di trasformare Bevacqua in leader, con conseguente flessione dell’audience.Del resto anche il Vangelo è basato sul calcolo delle probabilità: chi ha fame mangerà, chi ha sete berrà, gli ultimi saranno i primi, etc….. Intanto , il tempo vola e le eventualità di diventare immortali si assottigliano.Occorre che Pallapalla si consegni ai posteri attraverso un gesto memorabile : il  ripescaggio ,per la finalissima del Festival di Sanremo ,di Nico e i Gabbiani, al secolo Nicodemo Filippelli .La canzone?”Toc,toc e ogni volta è uno shock” di Gianni Bella. Dirige l’orchestra il maestro Salvatore Magarò. I ragazzi Mirabellissimi  alle coreografie. Gli altri ai titoli di testa ed a quelli senza coda e capo.Non ci saranno le nacchere di Naccari,in qualità di suffragio ritmico. I pacchari dello stesso,forse sì. Non  solo. Il Socialist Holocaust , al tempo di Olivolì ,vanta una vittima illustre , Sandrissimo il Principe,e rimarca un pò la storia  di  quattro esploratori,  i quali, recatisi in Amazzonia per colonizzare gli indios silani ,ne vennero divorati.Il resto è asfissiante noia.I renziani alla canna del gas ,in mutande ,davanti all’avvincente prospettiva di qualche posto di primo tamburo ,nella banda musicale di Carolei. I restanti seguaci di Matteo a sciacquare lattughe nella mensa del dopolavoro ferroviario di Sottana di Sopra.Quando si dice la nemesi storica ! Tradotto:noi bersaniani e cuperliani vi abbiamo fatto il mazzo. Hai capito i seminaristi delle Frattocchie ,ormai dati per morti,che ti hanno combinato! I loro meriti sfiorano cime titaniche e travalicano qualsivoglia azzardo fantasioso quando si tratta di organizzare l’immigrazione  clandestina dei voltagabbana. All’orizzonte, infatti, s’intravedono barconi zeppi di transfughi e randagi alla ricerca della terra ferma e ,cioè, di un seggio regionale. Fluttuano lungo il mare politicante altrettante zattere malconce,affollate di profughi ansiosi di approdo.Candidati ad incassare il sostanzioso emolumento da consigliere. Il rischio è che affondino.Per gli scafisti del Pd,al contrario, si tratta di un vero e proprio affare. Evviva.

di Antonella Grippo

pubblicato su il Garantista del 29/10/2014

di perfidia20

LE CONVERGENZE PARALLELE

L’amministrazione delle anime spetta ai parroci di campagna. La contrapposizione manichea tra bene e male è roba per parrocchia, non categoria della politica. Ciononostante,molti osservatori della nostrana tarantella elettorale hanno inteso interpretare il rifiuto opposto da Oliverio alle avances di Ncd,Udc e Guerininetto, come suprema virtù dell’uomo granitico ed incorruttibile.Da premiare con le stigmate e con tanto di aureola. All’allestimento di processione con annessa statuetta del Nostro ,in odore d’incenso e mirra , stanno lavorando i fedelissimi, anzi no, i fedeli,nell’accezione più cattolica del termine. Qualcuno,in alternativa laica, ha osato  evocare  addirittura il comunismo che , in Calabria, diviene collettivizzazione dei mezzi di produzione delle cazzate , a dispetto di Marx. Come dire: più panzane per tutti. Modulazione originale e casareccia dell’uguaglianza. La storiella dell’Immacolato Mario che scavalca, a sinistra, la Madonna di Pompei, confezionata a beneficio di allocchi e fessacchiotti.ha obnubilato anche le fulgide menti degli avversari di Olivolì, ansiosi di emularne le messianiche gesta.Si tratta di forzuti forzisti  che rinnegano, dopo averlo osannato ,  l’esecrando Belzebù, per guadagnare  il Regno dei Cieli o le idulgenze plenarie,al pari del tostissimo Silano. Insomma,tutti trasversalmente armati contro il sulfureo Tonino Gentile,incarnazione brutia del Diavolo. In questo casino infernale, valle a trovare le divergenze tra gli opposti eserciti!Da destra a sinistra addosso all’untore e senza uno straccio di visione che ti faccia capire perché votare Mimì o perché votare Cocò. Ad un mese dalle elezioni  ci basti sapere che il bene non abita allo SpiritoSanto , quartiere di Cosenza che ha dato i natali agli odiati Gentile,  con i quali molte anime candide centrosinistre  hanno stretto patti, accordi, pastette e pastarelle , anche nel recentissimo passato.La contabilità elettorale delle Provinciali, a nord della Calabria ,  è quantomeno indiziaria. Non solo. Marcello Manna , a Rende,non fu designato dal Padreterno ma da forti obliquità.Alle primarie ,poi,  c’è chi ,viaggiando contromano,  si è tumefatto.  I Santi spesso sono peccatori redenti e rei confessi.In nome della suddetta consuetudine,ci raccontino com’è andata davvero, prima di ascender agli altari. Ce lo racconti l’eroe dell’Altopiano e sarà il Paradiso.Quello vero. O , quanto meno, l’amnistia togliattiana. .Nel frattempo,rileviamo quanto segue:tutto avrebbe potuto immaginare il camerata Scopelliti ,tranne che a vendicarlo delle perfidie subite da Tonino sarebbe stato il compagno Mario. Quando si dice le convergenze parallele.Abbia di noi pietà Aldo Moro per l’azzardo.Amen

di Antonella Grippo

pubblicato su il Garantista del 22/10/2014

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